a cura della Dott.ssa Martina Messina
Fin da bambini entriamo in contatto con le fiabe: raccontate, lette, talvolta inventate da genitori e nonni per farci addormentare. All’apparenza, raccontare una fiaba è un’azione semplice, che nel senso comune è, spesso, parte integrante della rappresentazione della vita infantile.
Ma cosa significa davvero raccontare una fiaba?
Il valore della fiaba e il significato delle parole
Una prima importante considerazione riguarda il valore che attribuiamo al racconto. In una fiaba, ogni elemento assume un significato ben preciso e ogni parola contribuisce a dare valore e significato agli eventi. Raccontare una fiaba significa utilizzare un linguaggio fatto di immagini e metafore, in grado di stimolare la fantasia e trasmettere in modo diretto ed efficace significati profondi.
Le storie che ci raccontano e che raccontiamo sono veicolo di cultura, tradizioni, credenze e valori trasmessi attraverso un linguaggio familiare, quotidiano, semplice, che consente di mescolare la fantasia con il dato di realtà. Ed è proprio questo linguaggio lo strumento più potente. Le fiabe, infatti, sono spesso utilizzate per veicolare una morale, un sistema di valori, o l’efficacia di uno schema comportamentale. Questo linguaggio così diretto e ricco di significati favorisce tanto nel bambino quanto nell’adulto la riflessione e l’introspezione, fondamentali per dare il via a un processo di trasformazione.
Le parole della fiaba hanno il potere di avviare tale processo, che parte già con il classico incipit “C’era una volta…”, che comunicano un avvertimento: ecco, qualcosa sta iniziando!
Crisi e resilienza: la fiaba come strumento di riconoscimento delle sfide evolutive
Ogni fiaba segue una struttura precisa, che consente l’evoluzione della storia su un continuum che va da una condizione di equilibrio iniziale a una condizione di equilibrio finale, passando attraverso una serie di avventure, ostacoli e sfide che il protagonista deve superare.
L’incipit ci racconta, di solito, lo status quo: una situazione di equilibrio iniziale, apparentemente idilliaca. Questo equilibrio è in seguito destabilizzato da un evento critico, in genere causato da un antagonista, che mette il protagonista di fronte a un grande problema da risolvere, un ostacolo, una sfida, o un’impresa epica da compiere. E così, durante il viaggio intrapreso dall’eroe per risolvere il problema, si alternano momenti di incertezza, di allegria e di sconforto. Durante il viaggio, l’eroe si mette in gioco, sperimenta le proprie risorse, sperimenta il fallimento e ha la possibilità di scoprire nuove risorse. Alla fine del viaggio, il protagonista arricchito da un nuovo bagaglio di esperienze risolve la crisi e raggiunge un nuovo stato di equilibrio. Questa nuova condizione, che consente il “vissero felici e contenti”, è spesso diversa da quella di partenza, ma altrettanto buona o migliore.
Si tratta, dunque, di un vero e proprio esempio di vita quotidiana: il nostro equilibrio è sempre messo alla prova da momenti di crisi che avviano un processo di trasformazione interiore. La crisi ci consente di sperimentare le nostre risorse personali e di scoprirne altre. Questi eventi critici sono sfide evolutive, necessarie per la nostra crescita personale. Essere resilienti, d’altronde, non significa resistere agli urti e tornare all’equilibrio iniziale, ma piuttosto significa avere la capacità di rispondere agli eventi critici in modo funzionale, mettendo in gioco le proprie risorse per ritrovare un nuovo e migliore equilibrio.
La fiaba agisce come una lente d’ingrandimento: consente al bambino e all’adulto di comprendere che la crisi è parte integrante del processo di vita. Non può esserci crescita senza esperienza. Non c’è trasformazione se non ci sono sfide evolutive da affrontare. Nella fiaba, queste sfide sono rappresentate da imprese eroiche, metafora delle piccole grandi sfide quotidiana della nostra vita: la crescita, il lutto, la separazione, l’amore.
Chiedere aiuto: una sfida con se stessi
Quelle citate sono solo alcune delle sfide evolutive che affrontiamo. Uno dei valori fondamentali che ogni fiaba ci insegna è la condivisione. Ogni eroe, infatti, è accompagnato da alcuni alleati, compagni che lo sostengono e lo aiutano nella sua impresa. Spesso, l’eroe deve imparare che chiedere aiuto non è motivo di “leso orgoglio”, ma è piuttosto una risorsa. Imparare a riconoscere quel momento in cui non può o non vuole più sopportare il peso della sfida da solo è uno dei più grandi ostacoli che deve affrontare nel suo viaggio di trasformazione. Chiedere aiuto è un permesso che diamo a noi stessi, il più grande e importante dei permessi.
E quando l’eroe inizia a condividere e lascia che i suoi alleati lo aiutino, nella fiaba di apre una nuova importante fase di trasformazione: quella che porta il protagonista a trovare un nuovo e più funzionale equilibrio.
E tu ti dai il permesso di chiedere aiuto quando ne senti il bisogno? Quali sfide evolutive stai affrontando in questo momento nel tuo viaggio dell’eroe?
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