a cura della Dott.ssa Carmen Giannetti
“Non è la voce che comanda la storia: sono le orecchie!”
Italo Calvino
Il 3 Marzo ricorre la “Giornata Mondiale dell’Udito”, istituita dall’OMS -Organizzazione Mondiale della Sanità -. L’intento principale è, soprattutto, quello di fornire un promemoria sul passaggio all’azione oltre che richiamare l’attenzione dei Governi Mondiali rispetto all’importanza dell’udito.
Il tema scelto per la Giornata 2021 è: “Hearing for life – sentire per vivere -“.
Di fatti, in tutte le fasi della vita, l’udito, unitamente agli altri sensi del corpo umano, permette un funzionale adattamento all’ambiente esterno. Da sempre, nella storia dell’evoluzione umana, esso ha concesso all’uomo di potersi muovere all’interno delle sue realtà fisiche e relazionali.
Da un punto di vista psicologico, sociale e culturale in tutte le fasi di sviluppo della vita la buona salute dell’udito e la comunicazione efficace e funzionale, che da essa deriva direttamente, permettono le relazioni tra le persone, la comunità e il mondo.
L’udito permette all’essere umano di interagire con l’ambiente che lo circonda, di stabilire relazioni personali, di avere capacità di azione e reazione rispetto ai suoni, di costruire legami di Attaccamento. Esso è sensibile al suono della voce umana, le cui caratteristiche danno indicazioni precise sulla persona e sulla relazione.
Non dimentichiamo, inoltre, gli effetti che una compromissione dell’udito può comportare a livello emotivo, sia per la persona interessata che per coloro che gli sono intorno. Tali difficoltà nella comunicazione possono generare isolamento, chiusura, senso di vergogna, sensazione di impotenza, rabbia e, non da ultimi, vissuti di stress, frustrazione e bassa autostima. Condizioni che hanno un rimando, non solo nella percezione di se stessi, nella comunicazione e nelle interazioni sociali, ma anche nei rapporti lavorativi e familiari.
Alcuni dati presentati dall’OMS stimano che oltre il 5% della popolazione – ossia 446 milioni di persone- presenta una riduzione dell’udito che incide, direttamente, sulla qualità della vita; rivelando che, entro il 2050, oltre 900 milioni di persone (ovvero 1 su 10) subirà una perdita dell’udito disabilitante. Ciò nonostante, si stima anche che la metà di tutti i casi di ipoacusia possa essere prevenuta attraverso misure di sanità pubblica, sensibili e concrete.
In Italia, l’ipoacusia vede coinvolta 1 persona su 3 (tra gli over 65) ed emergono dati abbastanza preoccupanti rispetto al fatto che la maggior parte delle persone non effettua un controllo dell’udito, mentre solo una piccola percentuale – il 25% circa- utilizza un apparecchio acustico, nonostante l’87% delle persone dichiari di aver percepito, grazie ad esso, un miglioramento della propria qualità di vita. (Fonte: Oms – Eurotrack – Censis)
Noi psicologhe del “Filo Rosso” possiamo solo immaginare il disagio, la sofferenza rispetto al carico emotivo, nonché le difficoltà di gestione e organizzazione che può sperimentare una persona non udente e i suoi familiari. A tal proposito, consigliamo e raccomandiamo vivamente di effettuare sempre degli screening preventivi e gli opportuni controlli medici, di contattare senza timore un medico specializzato che possa informare anche rispetto alle procedure e ai presidi che forniscono impianti acustici e, non da meno, di rivolgersi con fiducia ai professionisti della salute mentale laddove se ne sentisse l’esigenza.
Tutto ciò, perfettamente in accordo con quanto ci rimanda l’OMS, la quale sottolinea il fatto che, interventi tempestivi ed efficaci, possono garantire alle persone con disturbi uditivi di raggiungere il loro pieno potenziale e migliorare la qualità della vita, anche attraverso la percezione personale di una maggiore autonomia ed autostima.