A cura della Dott.ssa Carmen Giannetti
“Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare.
Daniel Pennac
La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia!”
Dal 1994 l’UNESCO – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – ha istituito la “Giornata mondiale degli insegnanti”. Un riconoscimento importante se si pensa a quanto la figura e il ruolo dell’insegnante abbia subíto, nel corso del tempo, profonde modificazioni e trasformazioni; specie per ciò che attiene all’importanza e delicatezza delle azioni e dei comportamenti messi in campo durante la professione dell’insegnare.
Se da un lato gli insegnanti sono stati sempre più rivalutati negli aspetti didattico-metodologici e umanistici, perdendo così un’antica visione di tipo meramente assistenziale, dall’altro continuano a permanere luci ed ombre che la problematica del precariato rischia di acuire.
Ciò che non si può mettere in dubbio è l’importanza della funzione educativa e di guida che i docenti esplicano, rappresentando anche la scuola la seconda agenzia di socializzazione subito dopo la famiglia.
Oltre all’importanza per lo sviluppo culturale ed umano, delle future generazioni, oggi gli insegnanti sono chiamati a formarsi ed aggiornarsi nell’ottica di quello che è l’oramai esistente paradigma dell’Apprendimento Permanente (Lifelong Learning); acquisendo, così, una serie di competenze chiave europee.
Tali competenze vengono sostanzialmente divise in 3 aree: area delle conoscenze, area metodologico-didattica e area relazionale; affiancate da una serie di soft skills o competenze trasversali, ossia una serie di capacità e qualità personali, oggi rinominate anche character skills, abilità caratteriali, quasi a voler sottolineare la differenza, in termini qualitativi, che una determinata personalità può fare rispetto ad altre.
Una vera rivoluzione, dunque, per il mondo della scuola puntare l’attenzione sulle competenze socio-emotive e relazionali degli insegnanti, passando anche e, soprattutto, attraverso le competenze psicologiche.
Ma vediamo, nel dettaglio, di che tipo di competenze trasversali si sta parlando:
- empatia;
- intelligenza emotiva;
- comunicazione efficace;
- ascolto attivo;
- osservazione;
- autostima;
- capacità di lavorare in team;
- capacità di problem solving;
- pensiero critico;
- decision making.
Tali competenze, unitamente ad una personale conoscenza delle tappe della psicologia dello sviluppo, contribuiscono a poter creare un ambiente di lavoro e apprendimento positivo, nel quale regnano armonia ed equilibrio. Ove si impari ad ascoltarsi ed ascoltare l’altro senza pregiudizi, senza sperimentare emozioni negative attraverso una modalità maggiormente consapevole, specie nella lettura e decodifica della realtà circostante. Ciò è ancora più importante se si pensa alla presenza, in classe, di studenti con un BES (Bisogno Educativo Specifico) e in vista del fatto che l’insieme delle esperienze acquisite a scuola dovrà, poi, essere generalizzato e speso nell’ambiente esterno, umanamente e lavorativamente, per il resto della vita.
Le aree cerebrali deputate all’apprendimento e alle emozioni sono interconnesse. Chi di noi, infatti, ripensando al proprio percorso scolastico non ricorda con più piacere un insegnante con cui aveva stabilito una relazione positiva o, ancora, si sente maggiormente affine ad una disciplina di cui il suo insegnante l’aveva fatto innamorare?
Spesso, infatti, basta davvero poco a far sí che uno studente interiorizzi una figura significativa e impari ad amare il sapere e la cultura, scoprendo di avere uno specifico talento e riuscendo a trovare il suo personale posto nel mondo.