a cura della Dott.ssa Sara Scia
Il sonno può essere definito come “uno stato dell’organismo caratterizzato da una ridotta reattività agli stimoli ambientali che comporta la sospensione dell’attività relazionale (rapporti con l’ambiente) e modificazioni della coscienza; esso si instaura spontaneamente e periodicamente, si autolimita nel tempo, ed è reversibile” (Fagioli; Salzarulo, 1995, p. 97).
- La “ridotta reattività all’ambiente” è dovuta all’innalzamento della soglia al di sotto della quale non sono percepiti gli stimoli;
- La “sospensione dell’attività relazionale” è dovuta all’assenza, in sonno, della consapevolezza del mondo esterno (caratteristica essenziale della coscienza);
- Il sonno si instaura “spontaneamente”, ossia senza la necessità di interventi esterni e “periodicamente”, cioè alternandosi con lo stato di veglia;
- Il sonno si “autolimita nel tempo”, poiché anche il risveglio è un evento spontaneo, non necessariamente dovuto a stimoli esterni (Salzarulo; Ficca, 2004).
Gli stati di sonno
Dal 1953, grazie alla scoperta del sonno REM da parte di Aserinsky e Kleitman, sappiamo che all’interno del sonno si alternano due stati: il sonno REM e il sonno Non REM.
Il sonno Non REM viene anche definito “sonno calmo”, poiché è costituito da quattro stadi di sonno che diventano progressivamente più profondi. Il sonno REM, invece, è considerato un “sonno attivo”, poiché è caratterizzato da movimenti oculari rapidi ed intensa attività cerebrale e onirica.
Le cronotipologie
Esistono alcune differenze tra gli individui riguardo agli orari in cui vi è maggiore propensione al sonno e al risveglio. Kleitman (1939) propose di distinguere i “mattinieri” ed i “serotini”. I soggetti mattinieri, definiti anche “allodole”, sono coloro che preferiscono anticipare sia l’ora di andare a dormire (all’inizio della serata) che quella del risveglio (al mattino presto). Viceversa, i soggetti “serotini”, definiti anche “gufi”, sono coloro che si sentono più vigili la sera e tendono ad addormentarsi e a risvegliarsi più tardi rispetto ai mattinieri (Salzarulo; Ficca, 2004).
L’importanza del sonno
Diverse ricerche hanno dimostrato che la deprivazione di sonno o l’alterazione della sua durata può provocare riduzione anche grave di vigilanza e performance dell’individuo. Inoltre numerosi studi suggeriscono la presenza di diversi effetti del sonno sui processi cognitivi, come la memoria e l’ apprendimento.
Secondo diversi autori un “buon sonno”, che possa cioè garantire benessere e buone prestazioni dell’individuo nello svolgimento dei suoi compiti dovrebbe essere lungo, profondo (ricco di sonno ad onde lente) e ininterrotto. Tuttavia è importante ricordare che il fabbisogno di sonno dipende anche da caratteristiche individuali e questo rende difficile stabilire quanto debba durare un sonno ottimale. A tal proposito, infatti, è stata documentata l’esistenza di due diverse categorie di persone: “brevi” e “lunghi” dormitori, i quali, in base a differenti processi di regolazione del sonno, tendono rispettivamente ad accorciare o allungare la durata del sonno rispetto alla lunghezza media di un episodio di sonno (Salzarulo; Ficca, 2004).
I disturbi del sonno
Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5) sono stati classificati diversi disturbi del sonno, che influenzano negativamente la qualità, la collocazione temporale o la durata del sonno, causando stress e compromissione delle attività diurne. In particolare, tra i numerosi disturbi del sonno-veglia, ricordiamo:
- Il disturbo da insonnia: caratterizzato da una difficoltà ad iniziare o mantenere il sonno;
- Il disturbo da ipersonnolenza: caratterizzato da una eccessiva quantità di sonno (che può dipendere ad es. dal prolungamento del sonno notturno o da sonno diurno involontario);
- Narcolessia: caratterizzata da sonnellini diurni ricorrenti o veri e propri attacchi di sonno;
- Disturbi del sonno correlati alla respirazione: il più comune è l’apnea ostruttiva del sonno, caratterizzata da ripetuti episodi di ostruzione delle vie aeree superiori durante il sonno;
- Parasonnie: caratterizzate da esperienze e comportamenti anomali o eventi fisiologici associati al sonno, a specifici stadi del sonno o ai passaggi sonno-veglia. Le più comuni sono il sonnambulismo (risveglio incompleto con ripetuti episodi di allontanamento dal letto durante il sonno e di deambulazione nei dintorni), i terrori nel sonno (ricorrenti episodi di risvegli dal sonno con terrore improvviso, che di solito iniziano con grida di panico) ed il disturbo comportamentale del sonno REM (ripetuti episodi di arousal durante il sonno, spesso associati a vocalizzazioni e/o a comportamenti motori complessi che insorgono durante il sonno REM);
- La sindrome delle gambe senza riposo: caratterizzata dal desiderio di muovere gambe o braccia associato a sensazioni di disagio.