Il Convegno a Caserta
Il 13 Ottobre si è tenuto a Caserta il convegno sul tema “la nuova visione della salute mentale”, organizzato dalla Dott.ssa Fernanda Perretta, fondatrice della futura sezione provinciale della fondazione Itaca. Alla tavola rotonda erano presenti figure politiche e istituzionali, rappresentanti della Chiesa ed esperti nel settore della salute mentale.
Il Filo Rosso – Psicologi in Rete è stato rappresentato dalla coordinatrice del progetto, la Dott.ssa Martina Messina, invitata a presentare il progetto e la nostra proposta per un cambiamento della visione della salute mentale.
Ringraziamo la Dott.ssa Perretta e la futura Itaca di Caserta per la meravigliosa esperienza. Di seguito, l’intervento della nostra coordinatrice.
L’intervento
Il Filo Rosso – Psicologi in Rete nasce prima di tutto da un sogno condiviso: quello di promuovere il valore della colleganza per diffondere sul territorio una nuova visione della salute mentale.
Nasce dal desiderio di creare una rete di professionisti della salute mentale dislocati in diverse zone del territorio campano, sempre in contatto tra loro.
Il lavoro di rete consente una divulgazione più funzionale ed efficace sul territorio, rivolta in modo mirato alla riduzione del pregiudizio.
Inoltre, una rete di professionisti che collaborano costantemente consente di integrare le competenze individuali di ciascuno e valorizzarle per offrire servizi di valore ai nostri utenti, in una visione della salute mentale integrata.
Una nuova visione della salute mentale è imprescindibile da una visione integrata dell’individuo, in cui ogni dettaglio conta: che si tratti della mente, del corpo, o di fattori socio-culturali. Una visione integrata del concetto di salute non può escludere nessuno di questi elementi.
Il Filo nasce da un’intensa esperienza di crescita personale e psicoterapia che i membri di questo progetto hanno condiviso. Questa esperienza è sicuramente uno dei maggiori punti di forza della rete.
I nostri professionisti hanno provato e imparato in prima persona cosa vuol dire prendersi cura di sé. Dunque, il nostro obiettivo è portare questa esperienza terapeutica all’esterno, nel mondo, nei nostri contesti di appartenenza, per diffondere la cultura del benessere psicologico e utilizzare questa rete professionale per sensibilizzare le persone, i gruppi, le comunità rispetto al tema del “chiedere aiuto” per prendersi cura della propria salute psicologica.
È nostra opinione che, in una nuova visione della salute mentale, sia necessario tenere in grande considerazione il modo in cui lo stigma produce un isolamento nella malattia. Nel tempo, chi soffre inizia a percepirsi e a rivolgersi a se stesso con il pregiudizio, le etichette e le parole apprese nel contesto di appartenenza.
Ciò può incidere pesantemente sull’aderenza terapeutica, portando all’abbandono della terapia e a un peggioramento della condizione di disagio. È nostra intenzione impegnarci a promuovere interventi per il superamento dello stigma, che talvolta è diffuso non solo tra gli utenti, ma anche tra gli operatori.
Per farlo, porteremo sul territorio eventi e interventi volti a diffondere informazioni corrette. Proporremo esperienze che possano generare una maggiore comprensione del disagio psicologico.
Crediamo fermamente nella sensibilizzazione del territorio, nella valorizzazione e nel potenziamento delle risorse personali per il miglioramento della qualità della vita, anche in condizioni di disagio. E crediamo nell’importanza del coltivare la compassione e la gentilezza amorevole, tipiche delle pratiche Mindfulness-based.
Negli ultimi giorni, ho avuto la possibilità di formarmi con il Prof. Ronald Siegel, della Harvard Medical School. Il Prof. Siegel ha offerto importanti spunti di riflessione sul tema del pregiudizio e sul modo in cui ci serviamo della compassione in terapia e nelle piccole cose della vita quotidiana. La Compassione è intesa, in questo caso, come una dimensione della mente, ovvero una disposizione positiva verso noi stessi e verso l’altro.
Si tratta della capacità di riflettere sulla sofferenza dell’altro e rivolgergli amore e gentilezza, ma anche della capacità di essere più gentili con noi stessi. Una pratica ben più complessa.
Una gentilezza amorevole che, se portata sul territorio in modo adeguato e se sperimentata dalle persone, potrebbe produrre un reale cambiamento nell’approccio al disagio mentale e indurre una conseguente riduzione dello stigma.
Insieme alle colleghe del Filo Rosso ci auguriamo di riuscire a fare tutto questo. Inoltre, per attivare una rete che possa raggiungere le persone anche in questo difficile momento di emergenza sanitaria, abbiamo deciso di ricorrere al duplice significato del termine Rete.
Non solo una rete di professionisti fisicamente presenti sul territorio, ma anche professionisti della salute “in rete”, che possano raggiungere i pazienti online, direttamente nelle loro case, grazie all’ausilio di strumenti digitali e videoconferenze.
Per concludere, vorrei lasciarvi con un riferimento a un breve racconto, che è parte del cuore pulsante di questo progetto.
Il nome il filo rosso, infatti, nasce dal racconto di un filo rosso del destino, illimitatamente lungo, che unisce le persone l’una all’altra nel mondo. Talvolta, il filo può annodarsi, o aggrovigliarsi. Questo può creare nelle relazioni e alle persone dei nodi difficili da sbrogliare che possono procurare grande disagio e sofferenza. Ma prendendoci cura dei nostri grovigli con pazienza e gentilezza, senza aver paura di chiedere aiuto e di affidarci, senza pregiudizi, anche il nodo più complesso può essere sciolto.
In conclusione, è necessario l’impegno di tutti per riuscire a ricucire i piccoli strappi che il pregiudizio ha causato alla visione della salute mentale. Noi crediamo che sia arrivato il momento di impegnarci concretamente, con responsabilità, per promuovere il cambiamento e la diffusione di una nuova visione della salute mentale. Speriamo di poter dare un contributo piccolo, ma sostanziale, a questa spinta al cambiamento, così come il Progetto Itaca fa già da molto tempo.
Grazie a tutti.